Sulle Origini del Significato-By Nera Luce

 

 

Se il mio convincimento andava assumendo la sostanza dalla quale avevo inteso quanto infine dalla Sofferenza della Scimmia Moderna fosse deducibile il suo Valore di Verità al contempo Impenetrabile e Compiuto, al tempo stesso Scivoloso e Latente, osteggiato qua e là da barlumi Fiochi di stanti appesi stanchi Baracchini di False Gioie semi solide e barcollanti, ecco che mi si palesava alla mente la seguente frase come un segugio Silenzioso ” C’è più Verità nella Sofferenza più Ingiustificata di quello stesso Uomo, di quanto se ne possa mai trovare in uno solo dei suoi molt pindarici voli di Gioia autoglorificante” . E se da tale convincimento andavo conducendo altre analisi concettuali, dovevo anche convincermi del Proposito implicito in tale Sostanza concentrato, che faceva della Sofferenza il Veicolo per la Genuina Consapevolezza dell’estasi. Se potevo altresì concepire, lontano da ogni basso connotativo emozionale e lontano da ogni altresì connotativo Ideale di Luminescenza terrestre, la possibilità che qualcuno, potesse mai raggiungere lo stato impietoso e spietato, che rendeva la sua Gioia uno Stato parificabile ad un Sentimento immoto, stante come un Lago di Antichità intraducibili, esso non prescindeva semmai e quindi semmai includeva, il convincimento cui approdai, che la Sofferenza era l’unico traducibile Valore di Verità che la Scimmia Moderna avrebbe potuto conoscere per primo e genuinamente ed eventualmente dopo lunghi trapassi, esso potesse approdare allo Stante Sipario su quella Luce metamorfica senza oscillazione che era partorita in seno al linguaggio come ” Gioia”. Impietosa e spietata al modo in cui la Foglia si posa, e senza pensiero auto referenziale, referenzialista od auto-riflessivo. Ecco che tuttavia tale considerazione, parentesi dentro le parentesi, non toglieva al mio convincimento nessun Valore di Verità, nella misura in cui tale Valore di Verità ebbe conquistato nella mia Ideazione Cognitiva e Concettualista, eppure neppur Svuotava la possibilità dall’esenzione del dubbio, che gnosticamente apriva la possibilità alla Possibilità che esso potesse in Essere. Ciò che credo , tuttavia, avesse inasprito il mio convincimento, di tratti eccessivamente veementi, era la ripetuta esperienza della Fallacia rappresentazionale dei molti, la cui consapevolezza stava appesa all’ideazione vantaggiosa come colui che ama sedere comodo sul suo divano tentando di spiegarsi al Meglio perchè ciò sarebbe dovuto essere il Meglio piuttosto che il Peggio. E se non vi sarebbe mai stata risposta, e se qualunque opinione in merito sarebbe rimasta solo un Oltraggio alla Sostanza Ultima dell’intraducibile, eppure tale sornione auto glorificarsi del vano, ecco che si, esso, aveva reso veemente la mia non contraddizione. L’indolente e vana escandescenza entusiasta, la cui solidità mostra il vacuo al primo fronte inossidabile, e che caduca e ancora vaneggiante, andava curandosi le sue ferite anzichè avvelenarle ulteriormente, era una mendicante Visione, pietosa e flebile aggrappo a quel voler continuamente ancorarsi alla vacuità debole di False Luminescenze. Ma ad un certo punto, diciamo anche, quello scavare nel purulento, per colui che non potesse operare diversamente, avrebbe dovuto aver termine, fosse solo anche per la Morte di colui che avvenne e per cui fu avvenuto. Dov’era invero il limite purulento e stante, come quello stante del lago, quello stante acqueo dove la sospensione cessava qualunque movimento e rendeva perfetto il sentimento dell’essere? . A quale punto avrebbe dovuto porre arresto acquiescente quello scavare dalla e nella sofferenza, così come la stupida entusiasta gioia che dalla mania partoriva mostri a tre teste che sputavan cristalli di luce? E quindi quei tentacoli putrescenti, a quale punto avrebbero dovuto arrestarsi, stanti, affinchè si Potesse parlare di Genuina, Oscura, spietata, Oscura estasi del Dolore resosi cristallino? Quel valore di verità poteva discendere mondi in verticale e procedere dal deducibile in orizzontale, ma la sua ferocia aveva un limite Armonico ?18922050_10209091250266488_5632470530939440975_n Di certo si, s posso pensare che così debba essere nella rara possibilità da me paventata in teoria, poichè la Polarità non oscillatoria a cui abbiamo applicato il filtro non morale mi chiede anche solo per logica di procedere egualmente da entrambi le parti. Ma ebbene se è vero che io attribuisco , perlomeno su questo Piano terrestre, più valore di Verità alla Sofferenza, devo rispondermi che quel limite è molto molto più ampio e recede molto molto più in profondità. Se potessi osare dire per eccesso che ” se Una la Gioia possibile, molte le forme della Sofferenza” , e se potessimo smettere di leggere polarmente, al modo in cui fanno gli animali, tali entità concettuali, ambisco un Mondo dove la Scimmia Umana si liberi quanto prima dalle sue Vane Gioie quotidiane, dai suoi entusiasmi estemporanei, per ancorarsi alla Natura di quella Sofferenza che esprime l’essere in carne, sia pure anche solo per l’inevitabilità del caduco che la materia incarna, e per dedicarsi ad essa finchè il Risveglio non avvenga. Credo anche che quel limite di stasi ultima, nella cui siderale Spinta al Nulla, nulla nel nulla, nulla del pensiero, nulla nell’aspettativa, nulla nel desiderio, nulla nell’emozione, per il Feroce Lutto emerso dall’Immersione Avvelenante in strati multiformi di Sofferenza che si amplia e mutando muta e mutando Impregna e Impregnando uccide, uccidedendo ogni possibilità che qualcunque gioia di superficie abbia spazio, indicendo così uno stato di Lutto tensivo permanente, che passa attraverso l’Oppressione consapevole del ” Bello” nella sua manifestazione più umana ed emotiva, corrisponda al momento in cui possa subentrare quella Stasi Altra, altrettanto intraducibile e dalla Solidità avvenente, immanente e Lucida, priva di ambiguità e di aspettative. Eguale in Struttura ma diversa in Direzione e Natura Sostanziale. Ma egualmente credo che nel fare questo, sia molto probabile diventare pazzi. Ma per colui che porterà con onore e vigore tale scettro di morte, arriverà la Nuova Vista, un giorno a caso tra i tanti, un giorno a caso fra i molti anni in cui avrà così operato. Il Sidereo Risveglio della Terza Vista Permamente, sezionando l’ultimo Velo, Vedrà ciò che alcuni hanno ben descritto come ” Il Mondo Reale e la sua Universalità immanente” senza più polarismi, giudizi o oscillazioni. A colui che arriva a questo punto io dedicherò il tempo di ascolto come da colui che arriva per imparare, eventualmente. A tutto il resto del Plebiscito più o meno arrogante, più o meno arrivato, si chiede di lasciare ad Ognuno il Suo Cammino. Se esiste infatti un metro di valutazione realistico che in tutto questo possa essere applicato, per stabilire chi più insegnare a chi, o meglio, chi può giudicare chi, o se vogliamo esentarci dal profilo relazionale, chi è più evoluto, l’unico criterio utilizzabile è di Natura IDIOSICRATICA. E’ LA MIsura con cui un uomo, Scimmia, Dio o Semidio, ha realizzato nella sua Opera Terrena, ciò che egli andava volendo, ponendo in OPera la sua essenza nelle sue gesta, e quella Vita è la sua Creazione e la sua Creazione più Coerente e Strutturalmente Conforme al suo essere. Il mio convincimento andava nutrendosi dell’esperienza sulla terra, che raramente arrangiava leggiadra, eppure, in quella leggiadria oscillante, io a posteriori, vidi come sintomatici incantamenti privi di veemenza e dalla violenza sospesa, come se la mia stessa presenza si fosse silenziata snaturando il senno di Morte e Orrore, che è il mio proprio Marchio. E poi nel ritrovare quelle Radici che ridiscendevano l’Orrore, rivedevo il mio Vacuo Sidereo Sguardo, il mio Sguardo sul Vuoto, dove esiste solo la memoria del Meon, e venivo ricondotta lì ad ogni Ciclo dall’esperienza della Violenza e non mai da qualunque altra leggiadria del viver nel mondo delle Scimmie Moderne. E questo senso del riconoscermi era idiosincraticamente ricompattantee, come le membra smembrate del Dio dopo un suo viaggio sulla Terra dei Vivi, e colui che guardando i vivi resti di quelle memorie oscillanti ne fece esperienza giusto il tempo di essere smembrato e poi fece ritorno ai suoi Regni di Morte ancora una Volta. Ed io riconobbi quindi, per passare su un piano oracolare ” L’ebrezza oscura estatica dell’essere nuovamente nelle catacombe, quando Riconobbi nell’Essenza del mio Riappropriarmi dell’Orrore, la mia Propria Natura e Vita”. Augmn