Sulla regalità dell’intento

Ispirarsi a valori più ampi, eliminando le tracce di quelli marginali, inadatti alla regalità , dovrebbe essere un impegno costante attivo cui far seguire lo sforzo di evitamento degli stessi. La parola è indicativa dell’uomo quando costui ne ha fatto quello che ho indicato come un “sistema integrato a comunicazione diretta “ , altrimenti, essa diventa solo uno strumento di giustificazione e mascheramento molto efficiente e utile solo al perpetuarsi recidivo degli stessi inadatti alla regalità. Molteplici gli esempi di falsi negativi e falsi positivi che si possono citare evidenziando in ognuno di essi come lo sforzo sia stato invece rivolto a compensare mancate realizzazioni con false cause e stentate ricerche di capri espiatori . Valutiamo un uomo nel suo complesso e non bensì in una sola delle sue esteriorizzazioni. Facendo questo ci impegnamo a considerare dello stesso individuo tutto ciò che egli emette ad ogni livello della sua espressione. La sua parola , le sue azioni, la vibrazione peculiare di ciascuna di queste , come egli si autorappresenta , le sue intenzioni palesate e non palesate , il suo atteggiamento , il suo sguardo , il suo linguaggio, compagni di viaggio da lui scelti , le sue reazioni ai vari eventi , lo stile reattivo prevalente , le omissioni , l’emotività , la trasparenza, il suo Potere . Insomma prendiamo di costui ciò che figura senza commettere l’errore di desumere ciò che non figura da ciò ed al tempo stesso considerando l’omissione come un elemento attivo e significativo. Considerandolo nel complesso potremo collocare ogni sua frase e ogni suo aspetto dentro una rappresentazione complessa che via via andrà ampliandosi e restando al contempo disponibili a eventuali confutazioni , potremmo cogliere di quell’uomo lo Stato di raffinatezza. La realtà ci chiede di disinvestire spesso o di investire in modo temperato e consapevole . La sostanza reca memoria di se in ogni sua manifestazione là dove essa , per successive cristallizzazioni , si sia resa capace di concepire la molteplicità dei modi pur permanendo regale in se stessa . Eguale a se stessa in quanto IPSE , non in quanto altra. Avevo imparato che ogni uomo e ogni stella è libera . Sceglie di legarsi o vende la sua libertà al paradigma sociale illudendosi dopo che quello fosse ciò che realmente voleva . Vendere la propria libertà è legarsi a falsi valori, incollarsi pezzi rappresi di riviste che sarebbero dovute bruciare con tutto il resto, vincolarsi a ciò che ha tempo, amare in modo parziale , farsi trasportare dai rancori e dai lamenti verso la fossa dei mai –vivi, legare la Natura alla morale o alla Norma . Avevo imparato che per quanto un uomo andasse parlando di colpe , come mi disse un tempo la parola di colui che era Legione , esistono solo cause che sono ritratti di noi stessi . Esse ci dicono in ogni momento quello che non siamo riusciti a divenire , e al contempo indicano il percorso verso la possibilità di essere altro. Accetterei sempre volentieri colui che tornasse dicendo di aver compreso ciò che prima non poteva . Non sarebbe perdono ma Vista. Accettiamo colui che torna senza il desiderio di piacerci ed al contempo senza la necessità di darsi ragione su quella di un altro. Eppure , ogni espressione di ciò che vive ha un suo piano di appartenenza e una sua vibrazione. Quegli stessi aspetti che presi nel complesso ci dicono dove si colloca un uomo rispetto allo Stato di Raffinatezza. Se ci chiediamo cosa spinge ad accusare possiamo risponderci in molti modi a seconda dell’epistemologia di riferimento che impieghiamo . Se considero la mia storia personale devo rispondermi che a suo tempo tutte le accuse che facevo al tempo o all’altro avevo un unico fondamento reale : l’incapacità di amarmi. Andavo cercando altrove da dove stavo spiegazioni e dando colpe mi esimevo dall’assumermi le responsabilità di ciò che ero divenuta e non ero ancora in grado di divenire . Prima di capire quella frase impiegai parecchi anni. Dovettero passare molti temporali e dovetti venir schiacciata a più riprese per capire che ciò che era lo era nella misura in cui lo permettevo e lo creavo da me stessa. Potremmo dire che colui che apre la finestra arrabbiato e lascia entrare il ragno velenoso che ucciderà il suo amato nella notte e che in seguitò incolperà il ragno, dovrebbe invero comprendere che la Causa a cui lui permise di accenderlo bassamente ha causato quella che lui chiama colpa adducendo tale colpa al soggetto sbagliato. E talvolta accade che dove venne colui che ci strinò ferocemente fosse l’inizio di una Nuova Vita . La sua parola ci turbò almeno quanto noi permettemmo ad essa di raggiungerci e poi si mostrò nella sua ampiezza quando fummo capaci di accettarne il significato. Significati che non vorremmo ci fossero mostrati ma che eppure siamo andati chiamando. Tutto quello che accade lo stiamo creando . E’ anche per questo che oggi la troppa abitudine di comodo ad accusare ha invertito il modo in cui l’uomo guarda agli eventi impedendogli già per questa via di trasformarsi. Non vi è regalità nell’uomo piegato che fra un lamento e un accusa , spiega che non era a causa sua se questo è avvenuto o ancora si aggrappa ad un immagine di sé logora per giustificare le sue pessime scelte di ogni tempo. Avevo imparato che ogni uomo è libero e in quanto tale ogni suo attimo è costellato dalla possibilità che gli viene data di cambiare tutto dentro di sé e fuori da sé. Se gli pare che ciò non sia possibile è solo perché non si vuole assumere la regale responsabilità che ne deriverebbe . Il divenire Signori di se stessi chiede poi che colui che così vada vivendo si assuma tutti i carichi delle sue scelte e tutte le conseguenze del suo operato esimendosi completamente dal proiettare fuori da se ciò che invece sol da se stesso è nato . Questo è vestirsi da Re e Coronarsi . Affatto comodo, affatto semplice. Scegli cosa vuoi essere invero, un re o solo una scimmia. Nel secondo caso potrai risponderti che sei una scimmia , una povera scimmia che come altre condividono l’amara sorte di stare vivendo con tutte le sue conseguenze e quando verrà colui che ti dirà ciò che vede tu potrai rispondergli che in quanto scimmia accetti solo chi ti nutre con dolcetti e sorride e tutti gli altri sono nemici venuti per uccidere la tua Gloria . Invero dove tu fossi davvero questo io ti dico accoglieresti colui che prima chiamasti oppressore come la migliore delle comparse comprendendo che se egli è venuto è perché tu stesso lo volesti o mai sarebbe comparso. La scimmia è degna in ogni momento del suo nome poiché nella sua natura nulla deve raffinarsi ne cangiare. Deve difendere il suo territorio ad ogni costo :degna fine di un degno inizio quello di colui che almeno ammettesse in tutta trasparenza che ciò è stata una sua scelta. Avevo imparato attraverso questa riflessione ,osservando da vicino l’altro nella sua complessità, quale sostanza e quali premesse introducevano indi al “ Ciò che è dentro è fuori “ e viceversa. Inizialmente erano solo frasi , bellissime frasi che risuonavano ad uno spettro vibrazionale sia pure alto ma ancora di emozioni troppo evanescenti e poco solide. Poi , il vero risuonare venne in un luogo quasi sordo , nel luogo di un emozione a emissione di unica nota . Era sempre uguale la nota dal profondo quando emetteva dagli alti luoghi . La solidità della terra unita all’espansione vitale dell’aria, la capacità di scavare e insinuarsi dell’acqua e la volontà retta del fuoco che ascende. Quella libertà su cui mi ero a lungo interrogata infine mi mostrò la sua essenza in questa nota , sintesi di tutto ciò che aveva preso luogo nella Natura. Il Pensiero vivido sulla cui Visione la Mente Perfetta in libertà e Potere andava creando Universi e costellazioni. Lilitu .