“La Natura della Verità”. Un testo di Nera Luce

Osserva questo Panorama liquido e dimmi cosa vedi. Non è forse Verità? Una Verità che si è dispiegata vigorosamente e che non ha chiesto altro che essere accolta. Accolta, per essere compresa, e per volgere infine dalle profondità all’essere, così che l’Essere potesse manifestarsi.

 

Verità, Libertà, Purezza.

 

Tre valori che inseguo e che fondano sia il mio operato, sia il mio uso della parola, sia l’afflato con cui mi manifesto nel mondo terreno. Nel chiedermi cosa intendessi quando la mia volontà si è espressa nella direzione di creare fondando tale creare su tali valori, il margine è sempre stato lì. E’ quel margine di indefinibilità che rende fallace il tentativo di cogliere pienamente il significato della “Verità”, poiché se da una parte la Verità non può mai essere confinata in una definizione, e mantiene i suoi margini di aleatorietà, ciò non implica necessariamente che essa non esista. Essa esiste e viene conosciuta continuamente, poiché esiste una verità nella sofferenza, nell’amore, nella follia, nella Visione, e per colui che ne è abitato essa è vera, e si distingue da ciò che è inautentico perché è animata da un’immediatezza di vissuti indubitabili.

Indubitabile ciò che ci abita, nel suo prolungamento lungo le tracce del tempo, nonostante la fallacia ai margini, poiché noi ne raccogliamo il sentimento dell’essere da dentro il nostro stesso essere. Questa è la Verità dell’essere.

Fuori da ciò, la verità di ciò che ci è dato osservare fuori da noi, può essere ritenuta un campo maggiormente fluido, con più ampie aree di incertezza, e questo accade poiché non possiamo accedere da dentro noi stessi a quei sentimenti che ne vivificano lo statuto ontologico. Non possiamo stabilire se ciò che stiamo vedendo fuori da noi è “vero” finchè non siamo abitati da esso, finchè non diventa uno con noi.

Eppure, di sfuggita, esso ha animato la profondità ad una tale profondità e con tale impeto, da frammentare ogni inutile rumore di fondo. Ogni recriminazione è dunque vinta di fronte a questo, poiché l’inutile e il vano non possono sopravvivere avanti alla visione della Verità. Come questo tempo di morte e altezze, che ha riempito di Nulla tutta la vacuità quotidiana del fare ordinario, per rideterminare sia ritmi che significati. Nel Nulla è divenuto facile orientarsi, poiché erano pochi i diamanti che brillavano nel mezzo, ed erano talmente evidenti da essere spaventosi. Come questa nuova Era e ciò che ha reso possibile, sollevando il sipario sulla mediocrità dell’ordinario esistere, e aprendo una voragine dove la Verità è emersa.

E coloro che non temevano di Vedere hanno Visto. E coloro che avevano seminato in profondità, hanno visto sorgere una quercia secolare. Era ancora una volta una manifestazione della Verità, che è un tutt’uno con l’autenticità, poiché spesso ciò che è autentico è anche vero. Così il dolore, l’amore, l’odio, e l’impressione non esitante che ci dà osservare un tramonto tra le vette. Allora, che quello sia vero non entra in questione, e non potrebbe entrarci.

Esiste un margine di esitazione quando la verità dell’essere incontra la verità della visione? No.

E quando creo, e scelgo dunque di mostrare la verità, ciò che voglio fare è operare autenticamente in ogni fase, restando leale alla legge che ho scelto di seguire, restando fedele a ciò che sono. Così io creo, nella Verità e animata dalla Verità, altra Verità che si dispiega. Poiché il Potere di trasformazione che ha la Verità è Potere, ed è un Potere che diversamente non si manifesta. Anche lo stesso Potere ha bisogno di Verità, soprattutto di Verità dell’Essere. Quell’attimo si è ripetuto due volte in due momenti diversi, ma era Vero e vertiginoso ogni volta, ed ogni volta è stato folgorante, ed ogni volta ha dato inizio ad un delirio senza forma. Era una Verità in luce che si faceva osservare, tecendosi al contempo. Qualunque cosa determini la Verità, sia essa scomoda, non condivisibile, volta all’irriconoscibile e al demoniaco, comunque sia essa è per me una guida. Nel mio Essere c’è la Verità dell’Essere a me nota, nel mio operato c’è la Verità che non vuole arginarsi, e deve mostrarsi nella sua sconvolgente pienezza. Non voglio il diamante finto, voglio quello vero. Esiste effettivamente dunque la possibilità di operare un distinguo tra ciò che non è vero e ciò che lo è, allo stesso modo in cui possiamo distinguere ciò che è autentico da ciò che non lo è. Ci sono indicatori che appartengono alla nostra dimensione interiore, e strutture di sensibilità sottile adatte a rilevare la natura di ciò con cui entrano in contatto.

Che la Verità uccida o vivifichi, distrugga o crei, essa è una Forza inarrestabile, oserei dire quasi Violenta. In ciò è simile alla Quercia secolare.  Nella sua purezza si distingue chiaramente da tutto il resto per la sua Natura, la sua Stabilità, e la sua lealtà verso la sua stessa Natura. Questo è uno sguardo di Verità verso la parola, che è per me sacra, e un Inno alla sua Importanza. Parlo di tutti i modi in cui la Verità appare, sia essa abissale o in luce. Non esiste una soddisfacente risposta fuori da sé alle domande riguardanti la natura di verità delle cose, delle esperienze, degli stati dell’essere, dei vissuti.

L’argomento è proprio qui che entra nella sua area di sfocatura, poiché nel momento stesso in cui si tenti di espropriarne i connotati archetipici, riducendola a mero concetto, ed uscendo quindi dalla sfera dell’essere, ci si allontana dall’unità di misura ultima, ossia l’anima. Non vi è una ragione che possa stabilire ciò, poiché nel momento stesso in cui la ragione si adopra sui massimi sistemi, sorgono queste aree di confine dove il dubbio si alimenta.

E se c’è chi dubita che la Verità esista, così come che esista la Libertà, così come il Potere, è perché costui argomenta con gli strumenti inadatti ciò che non può essere conosciuto argomentando. Così resta il silenzio dove questa Verità abita, talora appesa, talora manifesta, e lì essa intesse, come un ragno, un enorme ragnatela di significati derivati, e gesta, e avvenimenti. In ognuno di essi è contenuta la verità che traluce al guado, e scintilla come il Rubino Rosso dagli Abissi.

 

“Ed ebbi la sensazione che da quell’istante vertiginoso,

non si potesse più tornare indietro.

Il tempo si inarcò e refluì,

ed io fui gettata dentro l’eternità dell’attimo tralucente.

Così l’anima mia rivolse l’attenzione fuori da sé,

ed iniziò a camminare tra i Viventi.”

(Nera Luce)