Diventa un dio o muori. Considerazioni sulla multistrutturalità dell’Essere. Di Nera Luce

 

 

Comprendi dunque questo. Che l’emersione della personalità del Genio corrisponde alla fase di integrazione multistrutturale delle diverse manifestazioni dell’essere, e da questo punto in avanti è possibile reintegrare tutte le componenti manifestative all’interno dei diversi contesti con cui la materialità dell’essere entra in contatto. Parlo prevalentemente per esperienza, come i lettori attenti già conoscono, anche se ho estrapolato in fasi successive elementi da diversi autori, tra cui in primo luogo Gurdjieff, al fine di ampliare il prospetto. Se parlo di “prospetto” in questa sede, non lo faccio per appoggiare il relativismo soggettivista (verso cui mi sono molteplici volte dichiarata a sfavore), ma per dare aria ad una delle idee portanti che hanno guidato la mia ricerca. Il primato dell’esperienza nel campo magico-evolutivo, non preclude ed anzi non dovrebbe precludere la possibilità che altre visioni, vadano ad integrare quanto si è conseguito in termini sapienziali fino a quel punto. La teoria serve quale fondamento assiatico di un conoscere che eventualmente, in ultima fase, potrà liberarsene… si parla comunque di un processo talmente lungo da investire molteplici esistenze.

Così, laddove io proclami il primato dell’esperienza, sto mostrando il pilastro di fondamenta che sono a loro volta multistrutturate. Solo nell’integrazione delle componenti, sotto la guida di una consapevolezza che operi con distacco sugli elementi sia osservati sia d’indagine, la Visione si fa completa. E solo da una prospettiva “completa” l’orizzonte unificato della nostra molteplicità apparente si apre a formule più raffinate di interpretazione.

Interpreto ciò che osservo solo dopo averlo “visto” nella sua nudità. Una nudità appesa al Nulla che offre molteplici opportunità di guado, e che sconfina nella concidentia oppositorum, solo nel momento in cui il confine si sia fatto in un primo momento labile. Per poi successivamente ricostruirsi dentro una nuova solidità. Se il Sé di Jung, non è il Genio interiore, rimane comunque un punto importante da considerare, ossia che solo quando il Sé sia divenuto conosciuto, e sia stato Visto nella sua multistrutturalità, può essere superato in uno slancio eroico, come colui che si lanci a braccia aperte dentro un burrone. L’Ego va superimposto per il tempo necessario a raggiungere una delle prime illuminazioni fondanti l’essere, tale per cui “esso si mostra nella sua illusione”.

 

A quel punto noi comprendiamo che il problema dell’Ego è un falso problema, poiché esso non esiste. Il Genio interiore “auto-sussiste” ed è per questo eterno, mentre il “Sé” esiste ed è per questo mortale.

 

La loro relazione è complessa, così come tutto ciò che si renda manifesto, ma eppure dentro le implicazioni di questa relazione è possibile individuare i percorsi di connessione, e da lì tracciare i molteplici livelli di significato. Nel momento in cui io stabilisco che il fatto di essere qualcosa, esclude che io possa essere altro, sto limitando la portata ontologica di ciò che il mio Essere potrebbbe potenzialmente offrirmi. Solo nella coincidentia oppositum noi possiamo intravedere la natura della Verità.

                     Laddove il limite sia rimosso la Visione Emerge

 

È per questo che nelle prime fasi di emersione il Genio ha bisogno di uno spazio sospeso: il che equivale al mio dire che esso è “sospeso nel nulla”. La sua apparizione alla coscienza è un attimo senza tempo in cui la realtà appare quadrimensionale, e all’interno di questa quadrimensionalità multiforme esso emerge come Assoluto.

                                      Assoluto Potere di Visione ed Essenza.

 

Questo è anche lo stato di terza attenzione come esposto nell’ambito della visione Castanediana. Evidentemente la terza attenzione, nella sua quadrimensionalità non è adatta ad incastrarsi alla natura del mondo di Malkuth in Assiah, che è tridimensionale e muove prevalentemente in prima attenzione. Muovendo da questo punto di vista, e parlando sempre per esperienza, posso dire che ambisca a vivere in modo permanente entro la coscienza del Genio, deve apprendere come creare la condizione di seconda attenzione permanente. Nella seconda attenzione, noi siamo dentro il margine e centroversi, costantemente orientati verso l’interno, e quindi costantemente “presenti a noi stessi”. Questa condizione di “presenza” o di “seconda attenzione permanente” ci permette uno spostamento fluido costante, e ci evita la caduta nella prima attenzione. Rimanendo in presenza, noi ci apriamo alla molteplicità manifestativa della nostra multistrutturalità, e in questo offrirci rimuoviamo il limite, realizzando la coincidentia oppositorum dentro noi stessi. L’atto è quindi sempre atto di presenza, e ciò che muta è solo l’apparenza. Colui che governa la scelta resta costantemente il genio, e l’occhio che osserva è sempre quello del genio. Esso, nella sua costante presenza, crea il potenziale non umano dentro la stessa materia corporea e ci permette una fluidità di mutamento enormemente superiore all’uomo ordinario. Ciò che la prima attenzione non potrà mai fare, poiché limitata e schiacciata alla materia, è mutare dimensione. Ciò che sta in basso non ha il potere di mutare ciò che sta in alto. Ciò che sta in alto ha il potere di mutare ciò che sta in basso. Dalla seconda attenzione permanente io opero costantemente “scelte” attive, talora mortificatorie, che si configurano come atti pieni dell’essere presente. L’Io sono non corrisponde dunque al , poiché esso è al contempo tutti i Sé e nessuno. Esso supera tutti i Sé ed è al contempo incluso in ognuno di Essi. La terza attenzione, inoltre, si offre come accesso diretto dalla seconda, ed è quindi sempre perennemente disponibile con un atto della volontà. Comprendi questo dunque.

                                                               Tu sei Tutto, e sei in Tutto.

Ciò che ti separa dall’Essere sempre ciò che sei è proprio ciò che ti induce a credere di non esserlo. Rimuovi il limite e lascia che le acque si riversino oltre l’argine sfondato. Ora fiume, ora rivolo, ora cascata. Diventa qualcosa che non può essere spezzato o separato. Induci in te la Visione del tuo Assoluto Rivelarsi a te stesso, e conoscerai com’è abitare la terra come un dio. Un dio che ha plasmato se stesso secondo la sua volontà e che ovunque crea le molteplici forme con cui vuole apparire, poiché così Vuole.