“Panspermia”, il nuovo album dei Nibiru. Un viaggio sonoro di ascesa agli Inferi. La recensione di Nera Luce

                                                                         “Panspermia”

                                     “piṇḍajapravarārūḍhā candakopāstrakairyutā
                                 prasādaṃ tanute mahyaṃ candraghaṇṭeti viśrutā”

 

La Storia di un’eternità di Delirio, che riveste le pareti della Creazione come se dentro ogni seme di Vita vibrasse inesausto un nucleo di Morte. L’attenzione è rivolta al Caos Primordiale che fertilizza ogni manifestazione, ed esige che la Comprensione di questo processo avvenga nel più fitto Buio.

 

Poiché sono opere al Nero quelle che i Nibiru offrono al Mondo, Vertigini, deliri al margine, disoccultamento dell’illusione creata dalla falsa luce terrestre.

 

Io personalmente abortirei del tutto l’idea del male contenuta nel suono, frequente in molte recensioni da me lette, per fare spazio ad una molto più ampia costellazione di significati, i quali emergono come colossi dentro l’evolversi dell’esperienza musicale, e che in alcune fasi mutano profondamente, creando importanti momenti di sospensione. Galleggiando su un effluvio di acque nere, attendiamo che venga il regno e la parola di potere che solleverà le acque. È questo che mi raggiunge nella lunga parentesi strumentale che anticipa l’arrivo della Voce, poiché la Voce annuncia il Caos, ed è una profezia che si auto-adempie.

 

La Madre e l’eternità sono i fondamenti della prima traccia “Alkaest”, gli archetipi su cui va generandosi tutta l’evoluzione successiva. All’inizio era il Caos, appunto, dalle cui risorse emersero le acque, e il loro addensarsi progressivo segue visceralmente il processo attraverso cui il suono stesso si fa denso. Il flusso diventa progressivamente sempre più stabile, ma sostiene al suo interno un moto di profonda irrequietezza.

Nella seconda traccia il processo della Creazione segue questa idea, sostenuta da un ronzio infernale che pervade l’intera traccia. “Acqua Solis” crea il mezzo per il divenire manifesto dell’oscenità nel profondo. Qualcosa si strugge, anela alla forma, e nel tendersi della sua volontà anima la ferocia silenziosa del mutamento abissale. Il Verbo cambia il suo limite, e oltrepassa le barriere del linguaggio ordinario, per tradurre antichità archetipali di senso non umano. Scintille di luce nera si fanno spazio dall’abissalità della Terra e salgono in superficie, lente quanto inesorabili. È giunto il tempo che venga il Regno e che siano le Acque ad annunciarne la Venuta. Il sipario si sgretola, e una luce sinistra trapela come un lampo, squarcia le cavità, irrompe nel Silenzio. La sua irruzione si fa violenta, accompagnata da un tripudio di percussioni, e la Voce appare, demoniaca, per straziare l’ordine, ridimensionare la Vita, darle una direzione.

La direzione appare nella terza traccia “Efflatus”, in cui finalmente prende vita, si espande e diventa suono. Le percussioni si fanno rituali, uno straordinario assolo di chitarra fa la sua regale entrata, ed inizia l’invocazione. I Nibiru raccontano la Morte, ne invocano le gerarchie. Qui si gioca la partita a scacchi con l’inarrestabilità di una Forza che gioca dentro tutta la Creazione, dopo che le acque si sono prosciugate e hanno dilagato ovunque. “Tutto svanisce nella Pietra” dice la Voce. Il Settimo sigillo. L’atto sacrificale eroico. Ed il Caos irrompe, violentissimo, senza pietà. Non è il Male a prendere Vita, ma il Demoniaco nel suo splendore cannibalico. Sono le membra staccate a morsi dagli avvoltoi e lasciate nel deserto. Rimarrà solo questo del tempo: ossa, memoria cosmica ed eternità lacerata. “Efflatus” ricrea quindi l’ordine originario del Caos Primordiale, dove nessun gioco è mai vinto poiché tutto è destinato a svanire. Ritorna qui l’eco di quel “dovete morire”, dove la furia incestuosa del demoniaco sfonda gli argini e cessa di contenersi in un moto che intende distruggere tutto ciò che incontra.Poiché il bisogno di distruggere, come la Morte, è parte della Vita ed è Meraviglia della Natura.

Il quarto atto è “Kteis“, dove tutto si è già in precedenza definito, stabilisce un punto dentro la circonferenza. È un riavvolgersi del suono dentro i suoi molti livelli, un tentativo di rientrare dall’uscita, anche se non c’era mai stata nessuna uscita possibile, ma solo l’essere nella sua aspirazione senza fine. La disperazione è solo umana, poiché disperato l’uomo che cerca di attaccarsi vanamente a ciò che non esiste. L’illusione, come le membra, è stata dilaniata. Dobbiamo accettare la legge della Natura, contenuta dentro il processo della Creazione. Qui siamo oltre, oltre le Porte appunto, ed il margine è stato scavalcato. Adesso il panorama è in chiaro, semplice e brutale come è sempre stato. Al piccolo uomo non resta che piangere, disperarsi, ma eppure la Voce sostiene la Volontà di un Potere che non intende tramontare e che non può tramontare. È l’eternità che appare. Il viaggio inizia. Sarà molto lungo. Poiché questo è solo l’inizio, si ha la sensazione che dica il suono, dopo tutta l’esperienza di ascolto: un inizio che tace mentre grida. E chiude il cerchio nella quiete di una notte illuminata dal sole di Mezzanotte.

L’equinozio degli Dei.

Di seguito il link per ascoltare l’intero album in streaming.

https://cvltnation.com/nibiru-panspermia/?fbclid=IwAR39bNXqZ49wpbQmjyG-lNbAFkO3Ozbxh28zgMb9fKPRCvSisJ2MD4JbbR0

 

 

 

Fin da quando venni a conoscenza che questo album sarebbe uscito, volli conoscerne il titolo, credo perché in esso avrei rintracciato una dinamica, e poiché dentro questa dinamica avrei raccolto una specifica chiave di lettura. Mi sorpresi davanti alla scelta di “Panspermia” poiché non riuscivo a comprendere come il movimento della creazione potesse trovare posto dentro una sonorità che spinge il Caos al suo limite, cui i Nibiru sono profondamente legati. Trascorsero poi mesi da lì all’uscita ufficiale del 13 Novembre ed ebbi modo così di ascoltare diverse volte le tracce, ripercorrendone l’afflato dentro ogni ascolto. Furono in particolar modo “Acqua solis” ed “Efflatus” a risuonare in me, poiché in esse io rinvenni la nascita di una ricerca musicale di tipo diverso rispetto agli altri album. Il fatto stesso che sia dato così ampio spazio alla parte meramente strumentale, e che la Voce venga differita molto avanti nella traccia, fu l’elemento su cui posi maggiore attenzione. Forse in esso io intravidi le dinamiche di una fase trasformativa imponente, durante cui i precipitati emozionali entrano sotto controllo, e dentro questo controllo sono finalmente in grado di sollevarsi dentro una panoramica più vasta, che accoglie in sé quella necessaria fase di distacco che si incarna nell’attesa consapevole. Poiché si tratta di un’attesa consapevole, sia in Acqua solis che in Efflatus, dentro cui si irrorano strati e strati di frequenze, fino alla piena manifestazione della Voce. Nell’attesa si va costituendo una trama più strutturata, in cui il delirio è in grado di osservarsi, e quindi per questo anche di ritracciarsi in modo più efficace. I Nibiru amano far sopravvivere il Mistero ad ogni costo, e realizzano a mio avviso questo loro intento nella stessa modalità con cui creano le loro opere, oltre che nella preferenza data ad una comunicazione in prevalenza di tipo simbolico. La Chiave di Lettura di questo Album si cela dentro gli stessi Abissi che si sollevano dentro il Suono. Ogni ascolto traduce livelli diversi ed ogni ascolto mostra nuovi significati. Ma non è il male quello che vedo, ma la Vita che traluce attraverso la Morte. L’eternità che apre le porte allo splendore della vita demoniaca. La celebrazione dell’assoluto che attraversa le diverse manifestazioni del Caos, fino alla presa di Forma. Il pianto del Bambino è il segnale che la Vita ha preso forma, e tutto inizia sempre con delle grida, poiché la Vita è un parto orrendo del Caos Primordiale. I Nibiru con questo album pongono la Prima Pietra. Non si tratta a mio avviso di superamento di album precedenti, poiché non c’è nulla da superare. Ogni album è una creatura a sé. E in questo Album è il Nuovo Inizio. L’inizio di un Viaggio di ascesa agli Inferi, che io spero possa proliferare nel Mondo, appena il tempo sarà pronto, gettando i Semi del Caos Primordiale là dove vibri.

 

 

Apo Pantos Kakodaimonos

 

Apriamo le porte dell’Inferno!

 

(Nera Luce)