La metamorfosi della caduta umana, ai tempi del Coronavirus— Diario di una Quarantena —-

Quando il Guado Traluce e l’Orrido si spalanca

Un racconto fuori dall’ordinario: la metamorfosi della caduta umana, ai tempi della Quarantena.

 

                                                         Di Nera Luce

 

Una ordalia invincibile scuote la Terra e il Chaos irrompe nelle vite di coloro che credevano nell’ordine immutabile degli eventi, nella parodia quotidiana dell’ordinario operare: portatori malsani di una debole, almeno quanto fallace, idea di stabilità sotto il controllo dell’umana razza.

La rivelazione contenuta nel fatto, interamente estesosi su tutte le terre emerse, invisibile almeno quanto destabilizzante, è contenuta dentro l’abissalità di un nome, divenuto un mantra mondiale.

 

“Li vidi parlare solo di una cosa, pensare solo ad una cosa, assorbiti dal nuovo mantra mondiale, affetti da una sobrietà di pensiero focale rara. Il mantra imperversava ineludibile. E i nani non diventavano giganti, ma strisciavano come rettili nel fango”

 

Qualcosa che è sorto dalla materia nera e che ha assorbito, passo da gigante dopo passo da gigante, con una rapidità straordinaria, le infrastrutture visibili, decontaminando la terra dal parassitico operato umano.

Piante e animali sono stati liberati dalla presunzione di umana onnipotenza: una razza che ha completamente disconosciuto il potere del non umano e che ora si ritrova faccia a faccia con esso, impreparata ad accoglierlo.

Tutto ciò è spietato come la Natura, che rappresenta un Modello di riferimento assoluto da cui l’umanità avrebbe dovuto apprendere la Verità: ossia che non esiste alcuna verità finita, ma solo l’Essere ed il tuo tendere progressivo verso Verità di diverso livello ed ampiezza.

Da questo punto di vista l’unico approdo possibile torna ad essere quello che è sempre stato, anche se pochi riuscivano a vederlo, ossia l’essenza di ciò che siamo.

Essenza, anima, soffio, abitati atmosferici che emergono dalla ferocia con cui il silenzio stride, come se il silenzio fosse solo una frequenza stonata, in un mondo intonato.

Tutte le verità possibili sono state occultate dentro il rumore, l’accavallamento inutile di sequenze immerse di un “fare” che non ha mai avuto alcun senso, poiché l’unico modo possibile per esistere autenticamente è promuovere dall’Essere un movimento armonico, che non tema al contempo la sua distruzione.

In questo scenario, operare distingui tra chi è e chi non è, tra l’autenticità e la contraffazione si trasforma in un’operazione più semplice. Il processo di corrosione del fisso, sciogliendo le vesti di superficie, ha lasciato la sola possibilità di sventolare parole. Se non è possibile agire, iniziamo a fare l’unica cosa rimasta, ossia parlare: vuote parole che hanno iniziato a dilagare immonde in un contenitore Virtuale.

La Metafora inquietante di un Mondo che fugge dal Silenzio anche quando messa avanti al Nulla e che sfugge dal pensiero libero anche quando l’unica libertà che gli è rimasta è nel libero pensiero.

Il mantra imperversa; i nani strisciano come rettili nel fango facendo versacci; gli ignoranti si mettono a pensare e diventano filosofi illuminati; i pochi illuminati rimasti tacciono. Dove nessun libero pensiero è mai esistito non possiamo certo aspettarci che appaia dal nulla: il vero pensatore libero avrà da fare osservazioni libere ma scomode. Ed è così che il mantra dilaga ancora, silenziando la verità di quei pochi che sarebbero stati anche interessanti da leggere.

La fuga dal Silenzio traduce diversamente la fuga dall’Essere, anche se erano gli stessi detentori di apocalittiche massima di saggezza, quelle che si sono rapidamente riversate nell’unico spazio per loro abitabile, ossia il web, per dire la loro.

La tentazione di gridare più forte degli altri era imponente: alcuni di loro resistevano con uno sforzo estremo in attesa del giusto pretesto, ma alla fine sono caduti.

Gli outsider sono entrati nel gregge, e hanno iniziato a belare.

 

Di chi sto parlando?

 

Sto parlando dell’unica categoria di persone che io abbia preso seriamente in considerazione, e che a mio avviso aveva più senso ascoltare: studiosi dell’esoterismo e persone che hanno abbracciato un percorso di ricerca spirituale ed evolutivo.

Non mi sarei aspettata niente di diverso dall’umanità generale, il cui limite mi era noiosamente noto: era un belare privo di scopo prima, ed un belare privo di scopo adesso.

Chi ha provato a gridare più forte, mi chiesi, quale risultato sperava in fondo di ottenere in un panorama del genere, in cui l’evoluzione della mentalità di gruppo segue la prassi da manuale?

 

L’idea che esce fuori dal coro, ha per base il pensiero libero, non influenzabile, e contiene in sé il germe della rivoluzione.

È l’idea scomoda per eccellenza, che non deve gridare più forte: basta un sussurro.

Nella radicalità della mia vocazione in Essere, e soprattutto nella mia fase più matura ed evoluta, della realtà che ho di fronte riesco a elaborare solo la dimensione metafisica, e ricerco in essa segni, visioni, disegni cosmici, allineamenti, canali, passaggi, portali, comunicazioni.

Qualunque cosa un’umanità decaduta crea, non può che avere il sigillo della caduta: l’occhio chiuso di colui che dorme.

Ed essere svegli non significa certamente cercare di spuntarla con un’osservazione d’effetto, sfoderando la battuta migliore, inneggiando all’unità di un popolo che non vuole essere unito e non è mai stato unito, accostandosi alle dinamiche lugubri con cui si alimenta l’ipocrisia sociale.

Ritorno indietro nel tempo e prendo tutta una serie di frasi sparse, accadute in un’epoca oramai tramontata.

Uomini dalla verga eretta e dal pugno duro, sempre in prima guardia e contro il pensiero comune, a favore del sinistro e dell’oscuro, dentro il sentiero che conduce al Potere.

Parlo di tutti coloro la cui Opera fu da me riconosciuta come avente un senso, o comunque in qualche misura perlomeno degna di stima autentica, e con cui ho potuto confrontarmi nell’esercizio della super coscienza, lontano dalle nenie ordinarie che il popolo profano sfornava senza fine.

Bisognava davvero raggiungere il punto di collasso estremo, l’apocalisse rosso che annienta ogni processo visibile, per osservarli nella loro purezza terminale, al netto di tutto la sostanza epurata dal vano.

 

E cosa era rimasto di essa?

 

 

“Cantami o diletta sfinge l’idea del mio domani, dove io non ho più monete per afferrare il pane, e i miei parenti sono andati oltre i cancelli del Sidhe. Io sono chiuso nella mia gabbia meravigliosa fatta di vizi e schermi, chiacchere e altro rumore. Io sono un uomo che non sa bastare a se stesso e quindi, appena la città si farà silenziosa, io tremerò. Guardando al futuro io tremerò, perché non conosco come andrà. Guardando alla mia vita e a coloro che amo io ho paura, perché potrei perderli. Io sono un uomo molto umano che ha costruito la sua solidità su ciò che è fuori da sé, e che non ha imparato ad accettare il cambiamento. La Diletta Sfinge rimase muta, perché non c’è mai stato niente da dire. Questa è la Natura.”

 

 

Avevano percorso gli orridi di molteplici abissi, solcato innominabili fatiche e difficoltà, erano stati tremendamente offesi ed umiliati al punto da non credere più nel prossimo: erano i nuovi rivoluzionari, i fautori del libero pensiero. Era lo stesso prossimo che ora difendevano.

Parlavano certamente ancora di libertà, perché ora per la prima volta comprendevano cosa significa essere liberi: stavano iniziando a riconoscere la libertà quale stato dell’essere.

Anche in una gabbia voi potrete essere liberi pensatori, e lo sarete nel momento in cui non farete il coro del gregge.

Un coro inutile che stordisce e instupidisce. State in Silenzio se potete o parlate davvero, sparvieri degli oceani!

Anche davanti all’esperienza del limite, l’apocalisse che stronca ogni vana alternativa, loro continuavano a blaterare, convinti seriamente si stare blaterando saggiamente.

I filosofi avevano ora un orrido immenso in cui riversare la loro sapienza, e facevano quello che hanno sempre fatto meglio: parlare.

 

 

Che azione è mai possibile se dobbiamo stare a casa?

 

Ciò che non avevano mai visto, perché si era taciuto in mezzo al rumore, era la Verità del loro essere tesi e stretti ad una corda invisibile: l’illusione.

Tesi e stretti all’illusione che aveva del tutto sovrascritto la possibilità di Vedere la Verità, ora che finalmente la avvicinavano ancora la fuggivano come la peste.

Sarebbero capaci di negare che è un muro la causa per cui non avanzano, continuando a sbattere contro di esso fino ad aprirsi il cranio. E ancora a quel punto continuare a non capire.

Troppo occupati a capire perché quel muro è lì, e chi lo ha messo, e ad accusare chi lo ha costruito, cercando di convincere gli altri che c’è un muro, e trascorrendo il tempo con il mal di testa a lamentarsi: ma in fondo il muro non esisteva.

Il nemico invisibile è un orrido senza fine, ed il margine che costeggia il limite è invisibile. Possiamo parlare di tutto perché non esiste nessuna forma finita verso cui rivolgere l’attenzione e quindi la parola, soggetta al limite, o si arresta o dilaga impazzita. Ciò che abbiamo è una forma di intelligenza che vaga da qualche parte, potentissima, inarrestabile…e nel suo viaggio propaga chaos, morte, rinascita, silenzio, e nuova vita.

Le Forze occulte che abitano la Natura preservano con giustizia animali e piante, perché conoscono la Verità e vedono dove si trova l’autentica Bellezza.

 

“Ho visto un Varco nero aprirsi in due punti specifici della Terra: il primo è nel largo degli oceani ed il secondo è in mezzo ad un deserto immenso.

Via via che questi due varchi si spalancano l’estensione del fenomeno sommerge la terra, rallentando il moto umano ad aree delimitate”

 

Sono le stesse gabbie dove gli animali hanno abitato, per volontà di un umano corrotto, e il cui lamento è così imponente da raggiungere gli Dei e Commuoverli. Questo è il Potere del Silenzio. Questo è sentimento assoluto di Giustizia che assume forma nella non forma.  Poiché il Potere abita nel Silenzio.

L’equilibrio della Bilancia inizia a pendere verso la Natura, e incarna il senso di Giustizia eterna che avrebbe dovuto governare il Pianeta. La Giustizia è spietata, poiché il Potere opera oltre le categorie di male e bene.

Ho visto cadere la grandezza di coloro che si appellavano ai valori magici, dopo poche settimane di lieve agonia. Dieci giorni in gabbia sono bastati a silenziare l’afflato magico, che in fondo comprendi a quel punto non essere mai davvero esistito, e osservi la caduta di stile dei magnati del sinistro.

Il Sinistro era la fiaccola con cui gloriosi andavano nei tempi migliori, e riuscivano a tenere in mano la fiaccola solo perché il terreno non gli stava franando sotto i piedi. Dieci giorni in una bellissima gabbia, viziati da schermi che argomentano l’immondo, e tutta la loro connessione con i piani sottili è terminata. Un taglio secco Secco.

 

Torneremo ad occuparci di Magia nel momento in cui potremo tornare a lavorare e a divertirci

 

Svestiti e denudati, sottoposti a condizioni avanti a cui non si erano addestrati, incapaci di stare in Silenzio davvero per un tempo prolungato, l’attenzione di molti esoteristi e ricercatori dello spirito va tutta alla materia.

Ed ecco che anche coloro che non erano ancora caduti, cadono.

La mia radicalità disturba i pochi che faticano a rialzarsi, perché di fatto essi si rendono conto per la prima volta che io ero esattamente ciò che avevo detto e che non avrei mai tradito i valori di ispirazione magico-esoterica, per il puerile lamento di un’umanità che ho sempre detto di non apprezzare.

Ho preso la mia spada e la ho spinta verso il cielo: era una fiamma. Ho dichiarato il mio nome con ancora più forza, poiché ciò che Sono è e sempre Sarà, e troverò sempre trovare la strada che conduce al mio Regno nelle Catacombe. Poiché io altro che ciò che sono non posso essere.

 

Dov’era finito l’essere? L’intramontabile e l’immutabile Essere?

 

La sua voce faticava a farsi sentire, ma in compenso ciò mi diede modo per fare ancora più chiarezza e per ramificare con ancora più solidità e pregnanza in ogni direzione.

L’Era del Diamante Nero sta per sorgere, annunciata dalla congiunzione tra Plutone e Saturno nel Capricorno, e coloro che sono consapevoli, presenti, svegli, connessi, saranno sollevati di un’ottava più alta.

La morte, come scrivo anche nel mio libro “Vivere la Morte”, è un’opera ora attuale più che mai, poiché porta l’attenzione sul margine e sulla fenomenologia liminale, come momento catartico e trasformativo, e sulla sua enorme potenzialità evolutiva.

Una riflessione ruvida e al contempo pregnante, che mette in risalto tutti quegli elementi scomodi connessi alla natura del nostro esistere: comprendere il limite per collocarsi oltre il limite.

È infatti nel momento in cui riconosciamo, all’interno dell’esperienza dell’essere, la nostra impermanenza e la vacuità con cui l’illusione del reale ci tiene avvinghiati alle molteplici espressioni assunte dal vano, che profondamente evochiamo la nostra promessa di eternità.

Il limite non è mai esistito, se non nella misura in cui volevamo vederlo: il mondo in cui abitiamo è fondamentalmente una nostra scelta.

Il rinnovamento della coscienza inevitabilmente deve attraversare il guado che traluce, con passo fermo, deciso.

L’esitazione serve solo ad allungare lo strazio, allontanando spazio-temporalmente il momento in cui l’emergere del Nulla aprirà la fessura sul nostro abisso. La sapienza è una conquista corrosiva, poiché al tempo stesso esige che rinunciamo alle velleità e ci mette di fronte all’imponenza di una riflessione assoluta, avanti cui i deboli di mente e i deboli di spirito tremano.

Se non era infatti nelle parole, nello sciabordio di spade dentro una dialettica che non porta da nessuna parte, la via che ci avrebbe condotto alla risoluzione, cosa rimaneva?

 

Mi viene in mente l’arte del non–fare, nella quale la traduzione della volontà sottile, nella sospensione del moto apparente, attiva specularmente il movimento di tutte quelle frequenze poste sul piano ideale, da cui a loro volta la forma viene traducendosi in sequenze discrete.

Come solitaria ed eremita, ho perfezionato quest’arte al punto da sapermi spostare ovunque, semplicemente trasformando il mio intento in una creatura viva: realizzando uno spostamento liquido oltre il fisso.

Sono riuscita così a portare a termine moltissimi progetti, senza dispiegare grandi movimenti fisici: solo essendo.

Ho rivisitato le possibilità, tracciato gli eventi, ho introdotto la mia volontà nelle trame individuando i punti di collasso e li ho cavalcati, ho trovato il punto esatto in cui lanciarmi come un’aquila.

Così, rimanendo ferma dove ero, ho visto il mondo muoversi verso di me, arrivare attraverso la chiamata abissale che ho generato nel silenzio.

Una diversa traduzione dell’idea della morte, poiché l’idea del corpo come veicolo principale di spostamento dovrebbe essere rivista, ancora una volta a favore dell’attenzione super concentrata sull’essere.

È in questo modo che la Coscienza si solleva di ottava in ottava, quando la sospensione della gravità ci offre la possibilità di rinnovamenti interiori.

  E una riflessione terminale.

 

“Se in fondo avete sempre potuto, nella vostra libertà interiore, operare in questo modo, ma non lo avete fatto, non sarà certo l’esser confinati in una gabbia che cambierà ciò che siete. Vivere in cattività per molti animali selvaggi, innesca solo la rabbia, alimenta a dismisura l’attrazione per il vietato: il mondo è là fuori e non puoi abbracciarlo. Osservi ora lo stesso di prima, anche se ancora non vedi. Pensi di avere davanti a te un muro, ma il serpente era in realtà una corda. Se chiudi gli occhi vedrai la corda, se li apri vedrai il serpente. Annaspi in grida inutili, corrompendo l’afflato che avrebbe sostenuto un processo di risalita. Arriverai ad essere nuovamente libero e nuovamente in gabbia. L’unica libertà per cui aveva senso ambire era quella dell’essere.”

 

 

Riconosci la libertà dell’essere in coloro che si sono fatti portavoci assoluti della Verità, in ogni epoca storica, perché la resistenza era interna, radicale, assoluta: era uno stato dell’essere e non un vano sproloquio.

Ovunque fossero, qualunque cosa accadesse, questi grandi pensatori e illuminati, hanno continuato ad essere e a vivere per la Causa.

La loro parola è divenuta eterna, poiché a differenza di molti falsi ricercatori dell’occulto e dello spirito, essa aveva il Potere che viene dal Profondo, il Carisma Oscuro che spaventa, il Marchio invisibile del Genio Interiore.