Dissertazione sul concetto di “EGO”- By Nera Luce

Una frase a cui diedi poca importanza molti anni fa, quando ancora la mia esperienza intra soggettiva, magica e formativa non mi permetteva quegli strumenti di comprensione che più tardi arrivarono chiari e taglienti. Una frase che ritenni detta con sufficienza, ma su cui oggi vorrei poter ritornare per una discussione, e a cui non diedi abbastanza importanza. Ma d’altronde ho anche compreso anche molto chiaramente quando diversi possano essere i diversi livelli evolutivi negli esseri e come queste differenze siano talvolta così raffinate da non poter essere colte senza una sufficiente capacità analitica sottile o Attenzione Concentrata e focale. “ L’ego non si può cancellare” . L’ego, parola che viene usata in modo qualitativamente diverso dai molti che misero bocca in faccende che neanche loro stessi erano in grado di comprendere nella loro multistratificazione, può essere molte cose diverse a seconda del Livello a cui lo stiamo concependo e può rappresentare qualcosa di Sostanzialmente molto differente in termini rappresentazionali in ciascun individuo. Fra coloro che mi andavano sbandierando saccenti o più o meno giudicanti quest’arma proiettiva di critica, erano i peggiori. I peggiori e quegli stessi che dietro la difesa arcaica della questione “EGO” andavano solo dissimulando a se stessi una realtà , incomunicabile ma comunque ancorchè comprensibile fino ad un certo livello metafisico, che era l’impossibilità di estirpare l’ego fintanto che si è dentro un corpo e fintanto che si usa una mente. SE la questione di cosa sia un giudizio è ancora più spinosa, ebbene credo che le difficoltà terminologiche qui si facciano sentire moltissimo, quando si prende un termine psicologico e lo si applica alla metafisica dell’essere. Non esiste praticamente da nessuna parte, nella letteratura psicologica, anche in quella di ispirazione più filosofica, questo abuso, l’abuso le cui origini ancora non ho indagato , di questo costituente “Ego” , di cui non si specifica mai se si tratti di  un correlato celebrale o di un istanza Spirituale, ma ebbene. Fra le Istanze spirituali , oltre la dimensione duale definitoria, l’ego non piò esistere poiché non esiste un IO, e non esiste niente che possa essere attribuibile a ciò che è invece attribuzione propria dell’essere in un corpo. Senza la capacità di riflettere sul proprio se, senza questa necessaria distanza maneggiabile, non esiste nessuna monitorazione consapevole  ne controllo e non esiste nessuna Cultura che sia metafisica od occulta, poiché cessando la possibilità che la mente pensi a qualcosa altro da qualcosa altro, nulla esiste tranne un unico, sincronico , Fluire essente solo se stesso e non pensantesi. L’assenza di Ego è qui nella sua più pura espressione, in quando assenza del percepirsi un io, assenza di correlati connessi a tale percezione, che determinano azioni volte a mantenere la conservazione e la vita e quindi non esiste più nulla che possa essere opinato, giudicato o valutato, poiché non esiste più nessuna mente umanamente intesa. Esiste uno sguardo che tace sul Mondo e i suoi correlati ed altrimenti vede, senza pensarsi e senza pensare, tutto in un un unico tempo. E se questo è inconcepibile alla possibilità della mente di approcciare tale concetto, ebbene lo è poiché è con la coscienza dell’io essente, o ego, che andiamo pensando a siffatta esistenza. Se poi spostiamo la questione dalla dimensione metafisica a quella più bassa, ossia quella dove tutti i  “ sussurratori di grandi verità universali” più o meno pongono la questione, senza esserne consapevoli per altro nella maggior parte ei casi, allora la faccenda si fa più ostica, ma ancorchè comprensibile. Parliamo qui dell’egotico giudizio che viene dato sull’ego, in quanto “male” , in quanto “ da abolire”. L’ego è qualcosa che bisogna evitare di usare, come se fosse una scelta di disciplina, come se fosse un disinnesco operabile a volontà. E’ l’invito funesto del predicatore, di colui che dalla sua altezza a noi incompresa, venen a dirci che era proprio questo EGO a impedirci quel Volo pindarico in altre altezze e quella comprensione universale ferma ai lidi malvagi dei mai sapienti. Ed è l’accusa, spesso è un accusa, incipiente e recidiva, ribadisco, un accusa, feroce nella maggior parte dei casi, metafisicamente blasfema e finalizzata, l’accusa di egoticismo. Un accusa che viene paradossalmente pronunciata come un Giudizio, un Giudizio egotico, da quello stesso EGO che lungi dall’essere un male, era proprio un fatto inestirpabile, perlomeno sotto questa formulazione. Se dovessi riformulare la questione in un modo che sia più accettabile e verosimile, potrei parlare di “Fasi temporanee di distacco” in cui la sospensione del Giudizio diviene un fatto pervasivo, e in cui tale sospensione, come chi ne ha fatto esperienza, implica anche un’ incapacità di pensarsi e pensare qualcunque cosa, e quindi anche a parlare e usare il linguaggio parlato. IN tali stati, la sostituzione di una mente celebrale con una mente aliena, può effettivamente permettere l’assenza di ego e la collocazione in terza attenzione, ma comunque non è una condizione adatta a esistere nella materia e in un corpo per lungo periodo, o chi volesse in alternativa provare a vedere come si vive sulla terra senza il detestato EGO, potrebbe considerare l’opzione di andare in coma o di ammazzarsi. Ma questo gli impedirebbe altresì di sviluppare tutta quella formulazione creativa, intellettuale e conoscitiva, di cui spesso con fierezza andava parlando. Il decelebrato, per eccellenza, ha poco EGO, il demente, il comatoso, colui che si libra in volo intossicato da qualche sostanza adatta a tale scopo, il cadavere, lo spirito puro, il posseduto in stato di trance passiva od attiva. Ma l’uomo della quotidianità, per quanto saggio e evoluto, non potrà mai capitare in questi territori dove l’ego non esiste, poiché l’EGO come lo intende, è assenza di capacità riflessiva sul se, o di meta-rappresentazione. Colui che andasse così operando, con una mente che ragiona fuori dai cataclismi duali, non potrebbe capire niente di ciò che gli viene detta con linguaggio umano, e non potrebbe riflettere su nulla ne imparare nulla. Se sia una condizione augurabile, non è la questione, ma che sia un’ accusa e più spesso un abusato sistema, è orami per me un fatto. Tanto più che la questione diventa perlopiù motivo per accusare ma quasi mai oggetto di riflessione genuina ed acritica, o motivo per ottenere la vittoria sull’altro. Orbene è proprio di ego che stiamo parlando quando arriva un’ accusa o un giudizio, poiché solo l’ego può creare tale formulazione mentale. Il mio gatto, che non ha ego, e quindi non si riconosce allo specchio, e che non sa di esistere ma bensì esiste e basta, ma che tuttavia si arrabbia, è felice o irritato, lui si che è un Buddha senza ego. Se gli chiedi come si chiama non sa neanche chi è questo a cui mi sto riferendo. La sua bellezza energetica stà nella sua pulizia vibrazionale che è “ ‘esenzione dal pensarsi”. Non nutre rancore poiché non tiene a mente ciò che accade in prospettiva temporale, eppure è in grado di rammentare la sofferenza in modo a temporale, e ne subisce le conseguenze.  Avere EGO non significa sapere cosa si vuole o arrabbiarsi o volere, sapere, dichiarare, provare qualcosa in modo irruento. Non avere Ego non implica niente di emotivo, poiché l’emozione è un livello diverso dell’essere, endogeno, sub corticale direbbe la psicologia, arcaico. Prescinde dall’abilità cognitiva di pensarsi e avere opinioni, poiché è un attivazione fisiologica. La differenza tra l’emozione che giunge libera dall’ego e quella pensata, è che nella sua strutturazione non egotica l’emozione non diventa oggetto di attenzione, non subisce la distorsione metacognitiva, non è quindi gestibile, non è modulabile. Essa è un tutt’uno con il corpo, senza unità mentali che operino distinzione. E se questo è possibile già sul piano celebrale e visibile in alcune specie animali, tuttavia, questo accade perché” l’animale non ha un volume neocorticale sufficente” e non perché la sua anima possiede o è posseduta dalle altezze. Anzi. E’ proprio nell’uomo che le altezze sono divenute incarnate, pensabili, manipolabili, suscettibili di evoluzione per opera del controllo e della capacità analitica, capacità che ha bisogno della possibilità che la mente rifletta su se stessa. L’ego è il substrato necessario perché l’essere umano si differenzi dall’animale, e l’origine del libero arbitrio e della coscienza. La coscienza di se o EGO, che è poi quello su cui molto spesso in esoterismo viene citato come “ pre-requisito di ogni possibilità di evoluzione gnostico- logica” , e che ci distingue dal decelebrato e dal cadavere, è quella Vita Nucleare che ci permette i cambiamenti, le modiche, il libero arbitrio, il poter pensare sui concetti, il poter sapere di avere avuto una rivelazione, la creazione di immagini e la loro manipolazione. L’ego è un fatto, non un male. E’ natura. Questa idea dell’ego come di un male potrebbe forse provenire da un retaggio deformante di certe religioni che volevano l’uomo non pensante e non giudicante, e che affidavano alla Fede trascendentale il compito di portare l’anima verso la resurrezione eterna, e che proprio per aver puntato il dito sulla Natura umana, ed avere voluto abortire la natura stessa, ha poi deviato verso il suo speculare, divenendo Motivo e Causa del suo stesso Vizio, ossia il Giudizio. Nel tentativo fanatico e aggiungerei utopico, di accusare gli altri di stare giudicando, non solo si stava giudicando ma si stava creando un’ imposizione, duale e fisica, che si esprime tramite meta-rappresentazione, su quanto è male e bene fare. Chi si sarebbe dovuto liberare da questo genere di laccio morale, propaggine infausta di Cause che originariamente avevano Fini be più alti, erano proprio gli immanentisti. La trascendenza ci ricorda che esiste un duale anche fuori dalla forma, ma l’immanenza ci riporta al Richiamo Monista di quella Natura Primordiale che non era pensata ne’ pensabile, ma semplicemente era. Come l’acqua e come la Roccia e come l’animale. Allontanarsi da quel Primordiale, dopo averne giudicato il senno, e dopo aver posto il Trono dell’altissimo fuori da questo piano, ha solo allontanato ogni possibilità che la mente si elevi in altezza. L’elevazione in altezza di una mente che non poteva ovviamente passare attraverso il Giudizio dato agli altri, ne’ quello dato a se stessi, che doveva superare le categorie morali per collocarsi direttamente oltre, senza fissarsi su mete inarrivabili poiché costitutive. E questo retaggio che buona parte dell’esoterismo ha poi fatto suo, non ha fatto che creare mandrie di Maestri meno saggi del mio gatto, convinti delle loro dicerie universali molto più del più basico scettico, brandenti Superbi la bandiera del non ego senza alcuna consapevolezza Vera e Profonda della Realtà a cui si stavano riferendo, ottenendo come risultato un Affermazione per Negazione, ottenuta attraverso il Confronto attivo, ed ovviamente Riflessivo, su qualcos’altro o qualcun altro. Se è possibile quello che viene descritto come “Riduzione dell’Ego” questo si , certamente è possibile, ma dovrebbe essere innanzitutto riformulato linguisticamente, poiché purtroppo, la mente opera sui termini sulla base di ciò che si è rappresentata di quegli stessi concetti, e laddove non ci sia stato un approfondimento multi-stratificato delle realtà di cui si parla, non solo ogni replica è vana , ma anche ogni dichiarazione è Vuota di Potere e non ha nessun valore di Verità. E’ possibile ridurre l’importanza Personale che si attribuisce agli eventi, comprendendo che essi operano secondo Natura, e non secondo giudizio morale di chicchesia. E’ possibile comprendere, attraverso l’amoralità costitutiva, che la Realtà opera secondo Legge e Natura, e legge e Natura non hanno accezioni morali. Si avvicinano a qualcosa che non è pensato, che non pensa , non opera confronti o distinzioni. Non è possibile vivere allo stesso modo della cascata, e questo noi lo sappiamo perché la nostra riflessione sulla vita ci permette quel senso di Realtà che la Riflessione ci offre e la meditazione su di essa. E noi possiamo accedere a meta rappresentazioni del reale per questo, o non c i sarebbe nulla da esser pensato. Il monito Tutto è Mente, massima ermetica di grande efficacia e semplicità, ci stà dicendo anche questo, nel suo livello più psicologico. E’ possibile smettere di interpretare eventi e persone e loro realtivi comportamenti come riferibili a sé, e se l’apparenza potrebbe ingannarci a tale riguardo per la sua parvenza, ebbene un ulteriore riflessione potrebbe indicarci la Natura come esempio dell’accadere. Eppure la cascata rapisce la roccia nel suo vigore, ma nessuno dei due lo prende sul personale, ne l’animale lo farebbe, pur cercando di sopravvivergli. E in questo suo voler sopravvivere non è EGOTICO, ma bensì INSTINTIVO. Lo stesso istinto che lo porta a ringhiare o attaccare. E’ il modo in cui tali atti sono filtrati e resi sul piano personale, che fanno si che ci siano errori distorsivi inadatti, non meno dell’errore che commetterebbe colui che si riferisca alla cascata come cattiva o una grave malattia come una cosa negativa. E’ questo in ultima istanza il lavoro che si può fare, e comunque che richiede anni ed anni di disciplina attiva e attenzione monitorante su se stessi, prima di essere cambiata e di lavoro più ampio sulla comprensione delle leggi Impersonali su cui l’Universo si muove e crea eventi, incluso in questo universo, anche quello logico esoterico e metafisico. L’accusa moralizzante dell’ego, viene più spesso da chi ha Bisogno di sentirsi Migliore di te, da chi ha bisogno di credere che tu non abbia capito qualcosa e che questo non capire ti renda inferiore, da chi ha bisogno di nutrire la sua bassa autostima con surrogati fittizi ed auto illusi di raggiungimenti cui neanche si è avvicinato a livello di riflessione.  Colui che ha decostituito la sua importanza personale della sua tendenza personificante, non è divenuto per questo più buono o disponibile, o più altruista o più sereno, poiché questo non ha niente a che fare con il concetto di importanza personale. L’importanza personale non coincide con l’egoismo ne non l’egoticismo, ne è necessariamente ravvisabile in comportamenti definiti, poiché essa è più simile a “un Modo di Filtrare le interpretazioni del Reale”, “ Uno Stato della Mente derivante dall’esercizio attivo di quella coscienza o ego, che ha saputo mutare in tale direzione grazie ad una comprensione più Grande delle Leggi del Cosmo e del meta-cosmo”. Ed è allora qui che l’illuminazione suprema, quella dell’impermanenza del reale e dell’illusorietà dello stesso, assume senso in qualità di Sostanza vivificatrice, dopo una lunga Riflessione non giudicante su tutto e sul se. L’illuminazione che fa recedere tutti questi confini poco chiari e duali, ma che non cancella la mente e il suo modo di pensarsi, e che lasci vedere il MAGMA fluttuante di questi eventi e persone, nella loro transitorietà ed impermanenza, nella loro importanza relativa, nella loro mutevolezza. E’ qualcosa che non vorresti mai arrestare, dal momento che sai che quella è la sua Natura o dal momento che vedi, vivi e senti, come si muoverà. Non ti intrometterai con giudizi o tentativi conversivi, nella Vita che scorre, poiché ne comprendi la Necessità, poiché ne hai visto l’illusorietà. Smetterai allora di prendere sul personale affermazioni o eventi, senza sforzo e senza ratio e senza giudizio, non perché non sai chi sei e cosa vuoi, ma perché hai Visto la NATURA della Natura e questo ha cambiato il MODO in cui leggi il reale. Se c’è qualcuno che possa aver afferrato interamente tutto questo, l’ultimo di questi è colui che andava venendo pieno di Giudizio a Giudicare il tuo pensiero o il tuo essere, interferendo così con quella Libertà Primordiale di Espressione che era la tua Vita e il tuo Veicolo di Crescita e il tuo Percorso. Violando cioe’ quella prima Legge della Natura, dove tutto fluisce senza giudizio, sulla base di ciò che è, vuole ed incarna, poiché nessun altra legge che non sia questa, amorale di Natura, dovrebbe essere la Legge di Colui che ambisce alle Altezze.  Augmn