La grande marcia verso il Caldo Record- Il solstizio degli Dei.

 

Abbraccia la vertigine ad ali spalancate! E’ iniziata la grande marcia verso l’apice del calore, la grande ascesa infernale, la risalita verso l’acme della fiamma. Così, ne abbracciamo il valore a finestre spalancate, senza rimedi e inevitabilmente, al modo in cui si abbraccia la vertigine. Nessun tentativo di fugarne tutte le implicazioni, nessun ritocco ambientale per migliorare la vivibilità. Accettiamo la promessa che in ogni manifestazione incarna la sua Natura. Inaugureremo questo record storico, il cui simbolismo occulto è rivelazione di potere, marciando attraverso il calore verso l’amata palestra, dove la medesima scelta, di nessun rimedio, in pieno eroico stoicismo guerriero, è anche uno dei motivi per cui l’ho amata e sono rimasta. Nell’acme del calore andremo ad allenarci nei caldissimi locali di un luogo che ha fatto dello “sport” una filosofia di vita. Nudo e crudo, si è vestito di ciò che c’era, senza tentare di travestire il senno antico che muoveva le condizionalità ambientali. Questo record di caldo, così come all’epoca del record di freddo, durante il Buran, mi mossi a 1700 metri di altezza, sarà vissuto vertiginosamente, dentro u luogo serra. Fino alla fine, e fino in fondo. Accettare la rivelazione che diventa un fatto, e accettarla integralmente, in tutta la sua interezza. Senz’aria e senza vento, nel gelo che brucia o nel calore infernale che ottunde, poichè io Sono, poichè io Veggo, e poichè io decido cosa Voglio. Senz’aria e senza vento, poichè il Potere è qualcosa che si abbraccia nella sua interezza, nella misura di ciò che toglie e restituisce togliendo a sua volta. E’ un matrimonio occulto, uno sposalizio osceno, fronte cui tutto il reste segue. Accettiamo la promessa che quindi venne dalla Vita, poichè nascendo l’afflato vertiginoso della memoria catacombale mi accolse nell’orrore del primordiale, e da lì siamo riemersi con eoniche fatiche, e parallelamente qui, senza aria per respirare, senza luce da vedere, abbiamo abitato infami le terre degli empi. Le giornate come queste ti ricordano che nel tuo eroismo, niente ti ha mai fermato dall’ascendere, ne mai potrà farlo. Ti ricordano che la tua libertà è nella tua possibilità di scegliere e fare ciò che vuoi, indipendentemente da tutto ciò che in quel momento illude di ostacolare. Così, chiedi al tuo corpo di fare ciò che vuoi, e di rispondere adeguatamente alle condizioni, e lo urli nelle sue membra cosparse di sangue, pretendendo da esso che riconosca la tua autorità. Esci dalla casa come un Leone, cavalcando la bestia, nel gelo che brucia o nel calore dell’inferno, poichè questo è essere Imperatori. Imperatori nel verbo, nell’intento e nell’interezza metafisica del gesto della volontà. Eroicamente guerrieri che cadono sempre in piedi e sono capaci di rigenerare la potenza da qualunque condizione e stallo, semplicemente pretendendo che così sia, poichè ciò io Sono. Te lo ricordi in questi giorni, in una riflessione che si amalgama all’ambiente. Senti insieme con l’aria che ottunde, che lì dentro il significato vive e tu con esso; che tutto è in prospettiva e che se tu lo ami, al modo in cui hai amato l’orrore primordiale, puoi trarre da esso la sua anima, suggendone il potere. Come quando sento il temporale avvicinarsi e tutto in me si solleva, ed io esco a gridare “Onore al Potere” Onore agli Dei”. Nel gelo che abbracciai in quel giorno, quando uscii a danzare insieme al crepuscolo, e mi allenai tra gli alberi proprio nel momento dell’ascesa del gelo. Voglio ricordare di me che tutto questo, questo afflato eroico guerriero, era un grido alla Vita, prima di tutto, una ricerca degli atavismi scosciesi dell’essere e voglio onorare questa memoria in ogni giorno, qualunque sia la condizione, poichè così ho deciso. Scegliendo di vivere nella membrana di sudore che cola, e di farne aderire l’essenza alla carne, umido nell’umido, come in quelle frequenze di adrenalina dopo le riprese al sacco, quando ciò che ricordi di te stesso è che tu sei ciò che Vuoi. Imprimendo questa promessa dentro gli attimi stessi terreni, affrontando il guado che ci stanno offfrendo. C’è chi fugge e chi resta, chi cerca un rimedio e chi cerca di affondare dentro il problema risolvendolo dal suo nucleo, vivendolo dal suo interno. Chi vuole strappare all’animosità di ciò che strugge la proiezione che ne enuclea i parametri con cui andiamo valutandolo, per farne termine assoluto, e per poi trasformarlo in qualcosa che possiamo dominare. E torniamo a cavalcare la tigre ancora una volta e per sempre. Poichè per tutta la nostra esistenza non abbiamo fatto altro che ricordarci, appesi al nulla, che noi eravamo Imperatori, e tutto il resto ne era una conseguenza. Ricordandoci ancora, nell’ora della nostra morte, che nonostante tutto, nonostante ci fosse stata offerta la possibilità di molti rimedi, che avrebbero reso tutto molto più semplice, noi abbiamo scelto l’eroismo sempiterno del guerriero che muore in battaglia, combattendo fino alla fine per rimanere fedele alla sua natura. Troni, ci hanno chiamati, Re alati che cavalcano il non -tempo. Se accetterai di buon grado che questo calore ti faccia svanire, in uno svenimento attiguo all’acme,accetterai anche di buon grado di vivere in una terra dove l’umanità è decaduta. Ho scelto di esserci e rimanere, nella mia interezza, accettando l’infamia dell’esistere, la bellezza del demoniaco, la vertiginosità del gelo che brucia. Questo oggi è il manifesto che pubblico per onorare questa marcia verso il record storico di Caldo. Un inno agli elementi, un inno al potere, un invito a leggere la realtà nella sua illusorietà accettandone al tempo stesso il sigillo impresso. Possiamo creare Cosmi se siamo “interamente” certi, che ciò che Vogliamo, e poichè lo vogliamo, sarà creato. Nera Luce