Considerazioni sulle Idee, Julius Evola e la Complessità del Manifesto-Un testo by Nera Luce

Julius_Evola
Juliu Evola

Come già palesai concettualmente in passato in un video conferenza, l’errore fondamentale che conduce alla morte della comprensione, e tanto più tale errore si era interrogato sulla complessività argomentazionale di Pensatori e Grandi Personalità creative di ogni tempo, è l’aver voluto dissociare L’Idea e la sua Nascita dal suo creatore, o perlomeno, l’aver reifinato il concetto solipsisticamente generatosi, esentandosi dal confronto con la Mente e la Storia di colui da cui nacque. Ad uno sguardo rapido , infatti, stavo considerando in questo momento quanto segue “Evola fu un mito già da vivente, avvolto in un alone di magia. In queste pagine aleggia un paradosso: un pensatore isolato e in disparte che incrocia nella sua vita e nella sua opera, gli autori, le correnti, gli eventi più salienti del Novecento. A questo paradosso ne corrisponde uno inverso sul piano del pensiero: Evola, fautore della Tradizione e del Sacro, fonda la sua opera su un Individualismo Trascendentale, non solo teorico e psichico ma pratico e magico. Per Evola la verità è solo «un riflesso della potenza: la verità è un errore potente, l’errore è una verità debole». Un relativismo imperniato sulla potenza, che ne decide il rango e il valore. «Essere, verità, certezza non stanno dietro ma avanti, sono dei compiti», non dei fondamenti. Grandiosi piani metastorici in nome della Tradizione, templi sacri, civiltà millenarie dell’Essere ma in piedi resta solo la solitudine stellare dell’Io. Solipsismo eroico”. Evola tra gli altri, pensatori , filosofi, occultisti, osannati post mortem, la cui parola è stata disincarnata da QUELL’unicità esperienziale, che prima tra tutte, ci avrebbe dato la traccia di base, per inquadrare correttamente i concetti e le creazioni. Non perchè esista una Verità, ma perchè il negarne lo statuto ontologico non significa negarne la possibilità di un avvicinamento, fosse solo nell’Essenza che ne ha rappresentato il Nucleo in colui che ne parlò. E se il Solipsismo eroico di Evola ci mostra, un caso tra migliaia, come la Complessità Personologoca commista all’esperienza personale, facciano del Pensatore nella sua fase più Matura e Consapevole, debba essere una doscriminate fondamentale quando vogliamo anche solo opinare, ancor prima di generare sterili Giudizi, qualcosa la cui vastità Concettuale, è evidente che non può essere minimizzata vantaggiosamente come ” Prolisso Sproloquio”, ecco che qui viene il punto. A chi ama leggere molti libri di pensatori e folosofi, in pezzi di carta bianchi e neri che Riempiono di Idee e Conoscenza, si chiederebbe poi, nell’Incontro Reale, con quel pensiero Vivente non più cartaceo, quello che fa dell’Uomo o Corpo, in cui sorse, il Tempio o Atanor del suo essere sorto, di cessare le sentenze, cessare le minimizzaioni e accettare la Portata Reale , o l’avvicinabile Verità, che in quel non tacersi del verbo udibile, aveva il Marchio Nucleare. Avremmo forse voluto avvicinare il tal dei tali di cui leggevamo, e la cui fascinazione ci occupava entiasiasta, per colui che fece della Parola e dell’Idea la reifica di una Grandezza che di fatto era, Idiosincraticamente, per colui che andava portando il Segno Nucleare. E se avessimo così operato ci saremmo accorti certamente che tale Grandezza , vastità e Complessità, non si sposava amabilmente ne con il vezzo emotigeno, ne con il vezzo accomodante di un Buonismo fatto peril basso uomo. E allora convenientemente ci chiediamo quanto quelle stesse idee sarebbero parse le stesse, una volta che il lustro reifico, fosse stato confrontato con la Soluzione Reale da cui avvenne. Eppure al tempo stesso, sappiamo che quelle parole vennero dall’Uomo , l’uomo e la sua storia, l’uomo e la sua personalità e non già nacquero dal Nulla. Ma ebbene anche se comprendere questo è possibile, ciononostante, idolatriamo il Genio che ne scrisse, e una volta raggiuntolo, alla Sponda dei non pià santi, ne Giudichiamo le Origini, la personalità e la validità. ” Era così distante quella distanza nella cui significatività pareva tutto Incantevole, adesso, eppure, quelle parole continuavano a restare dove erano sempre state, come Pietre Miliari scostanti ed ambite. E la mia ambizione a quel punto fece i conti con la Natura Solerte di quell’amato passo, da cui mi ritrassi infine abbietto e questionante”. Era così che gridava l’anima non più rea dopo che il Reo, tra purulenze e carne, aveva scoperto che le Idee, anche le più grandi, vengono dalla Carne o meglio dalla sua ” Immanente trascendentalità” . E questa trascendentalità mostrava i segni della decandenza, della malattia e nel Confronto Irragionevole che tenta per paradosso, di Ridurer l’altrui Grandezza al proprio limitato Filtro, ecco che il Dio divenne l’uomo, e l’uomo divenne sbagliato. Le emozioni e la loro oscillazione, da cui deriva il filtro rapprsentazionale, possono scomporre un Tempio di lapislazzuli e trasformarlo in sterco putrescente, se tutto questo serve la causa che dal basso suona la canzone del ” Io solo ho capito, io solo conosco come dovrebbero essere le cose” e da qui la pretesa, di creare un Mondo a propria somiglianza, dove comunque si avrebbe qualcosa da ridire. E incontrare Juliu Evola sarebbe forse stato così , chi lo sà, per colui che andasse con la saccoccia piena di Doni ” O tu Maestro tu che possiedi la Verità, salvami !” e poi scoprire che nel suo solipsismo individualista Evola non voleva salvare nessuno, ma stava semplicemente facendo ciò che amava, ossia scrivere. Non era prolisso, anche se era complesso. Quelle parole erano l’incarnazione del suo essere nella sua Unicità. ” Anzi, avverte Evola, «non vi è avvenimento rilevante dell’esistenza che non sia stato da noi stessi voluto in sede prenatale». Siamo quasi all’autocreazione, al self made man metafisico. Resta sospesa nei cieli la domanda che qui si pone Evola: «Che cosa può venire dopo il nichilismo europeo?… Dove si può trovare un appoggio, un senso dell’esistenza, senza tornare indietro?». Evola rispose che l’unica soluzione era «essere se stessi, seguire solo la propria legge, facendone un assoluto». “. L’individualismo solipsista e schizoide di Evola, nel cui ritiro e per via del cui Ritiro, nacque la sua Opera, non sarebbe stato lo stesso se avesse scelto leggi e percorsi differenti, e se avesse lasciato la sua Guardia cadere al primo suono di campana e per le molteplici vittime dell’auto compiacimento auto suggestionante. C’è chi invoca Dei e spiriti terrifici, e li ama per questo. ” Quanto Potere c’era nella Ferocia del Dio della Guerra, invero…” ma poi la domanda è : ” avrebbero potuto sostenerne le implicazioni e le conseguenze?. Allo stesso modo dell’uomo, di costui reificato, una volta solcata la sua Porta di casa, avrebbero potuto Sostenerne la Complessità e la Personalità, senza concorrenzialismi ne Giudizi ne processi deformi difensivi volti solo a continuare in quella ricerca vanagloriosa di una Ragione Collettiva, di una Legge Comune che risolvesse ogni male e indicasse la giusta via?. Vale a dire: In quanti si sarebbero davvero Denudati avanti all’Idea e la sua Grandezza?. In quanti, avrebbero davvero abbandonato il Giudizio a favore del vero attenggiamento volto alla Conoscenza?. Il Giudizio è muto o quasi avanti a un libro. Non si ode Prosodia ne si avrà mai replica. Un pò come avere un animaletto silenzioso, solo che il libro neanche ti osserva. Se la Relazione è un territorio di gestione diversa della Conoscenza, essa può aver senso solo quando alla base del Dialogo, è un Genuino atteggiamento di Amore per la conoscenza, che non sia stato reso “basso” da emozioni oscillanti o tentativi auto glorificanti . Il solipsismo eroico, di cui leggo quindi pra per la prima volta, per colui che sia consapevole del suo Potere, è un luogo di Enorme Crescita Evolutiva, Poichè non esiste nessuna spinta evolutiva nello svilente operato mosso da basse emozioni e nessun genere di confronto dovrebbe mai essere alimentato in tale direzione. E’ preferibile cioè, un orientamento Sidereo, che annichilisca il confronto a favore della Grandiosità dell’idea Pura e della sua propria legge, ossia come citato prima ” l’unica soluzione è essere se stessi, seguire la Propria legge, e farne un Assoluto”. Il fa ciò che Vuoi sia tutta la tua legge, che vale, come già dissi, in ottica idiosincraticaa e solipsista, e come direbbe nera Luce ” Sii il tuo stesso Dio, resoti Coronato da dentro e segui la Legge che per te fu creata dalle Altezze. Tale Volontà di Potenza, tale coronamento interiore, sarà il tuo Marchio e la tua Morte, la tua eternità nela Carne e da ciò verrà il tuo Potere”. Julius Evola è stato ammirato, osannato, da molti, e la Complessità della sua Esperienza dentro la sua Storicità, e del suo pensiero, non è una Verità migliore di Altre. Quella era la parola del suo proprio Dio, resosi carne per Amore della Vita, per amore del Sangue. E quella era la sua grandezza, Idiosincraticamente Intesa, dall’Eroico Solipsismo interiore, il Tempio dove nacque la Voce e la Parola. Uno nel Corpo, uno nell’essenza e uno nella Mente, ma molti nella manifestazione. Augmn

 

Nera Luce